sabato 10 settembre 2011

LA VENERAZIONE DEL CORPO - FRANCESCA MAZZUCATO

Curiosamente non ho mai messo qui sul blog la prefazione di Francesca Mazzucato a Muse Erotike, provvedo subito.


Luca Rubbi. 
La venerazione del corpo
Di Francesca Mazzucato


Io scrivo di corpi e cerco da anni un linguaggio che possa raccontare l’erotismo e la carnalità nel contemporaneo. Il vecchio linguaggio è morto, la letteratura erotica novecentesca è morta e i corpi, nel contemporaneo, richiedono un’attenzione diversa, retine abituate a pixel scomposti, loop di immagini e parole frante, rifrazioni continue di stimoli. Ricevere, catalogare, capire. Il corpo di oggi fatica a trovare “lo spazio di venerazione” adeguato, nell’arte. Io pervicacemente continuo.  E’ una ricerca e un work-in-progress, i vecchi stereotipi non funzionano mai. Occorre lasciarsi invadere, imbevere da suggestioni, capire le mutazioni, le distonie, le perversioni e le intensità emotive del corpo nel nostro tempo attraverso molteplici fonti non solo scrittura, anzi.  Musica, video, micromessaggi di twitter, gallery rapidamente scorse nella hompage di un quotidiano, elementi vintage , periferie dimesse. Negli anni per me è stata molto importante la performer Gina Pane, ad esempio, alcuni film visionari, crudi e lisergici. Per quello che riguarda la fotografia, sicuramente le Distortions di André Kertész. E Mapplethorpe.  L’elenco potrebbe ampliarsi ma voglio soffermarmi su un evento che per me è stato- ed è tuttora- molto importante. Ho avuto  la grande fortuna di incontrarlo di persona, uno degli artisti che più mi hanno colpito per intensità e potenza, uno di quelli  che, secondo me, profana di dettagli tecnici e specifici ma sempre con le antenne pronte a cogliere ciò che arriva fino alle viscere e che poi, scorre sottopelle senza possibilità di tregua, un artista che sta portando avanti uno fra i lavori  più  intensi e coinvolgenti sulla scena della fotografia contemporanea, Luca Rubbi.
Nelle foto di Luca Rubbi, i corpi delle sue Muse, trovano lo “spazio di venerazione”.
E’ una parola- prisma, venerazione, vuol dire molte cose diverse. I primi piani, il bianco e nero intenso e a tratti drammatico, ma mai melo- drammatico di Rubbi, è pura esaltazione della corporeità inserita in contesti attuali. Interni poveri, sgualciti, interni che raccontano vite di inciampi e di smarrimenti, interni che diventano la location per istantanee perfette sull’oggi, sull’adesso. E le istantanee diventano i frames di una storia. E’ una storia dedicata alle sue Muse Erotike, alle donne che per le più svariate ragioni lo colpiscono, lo ispirano, lo seducono, lo avvicinano. Ma non c’è un “io” ingombrante dell’artista a prendere spazio  nell’inquadratura. L’occhio di Rubbi coglie il dettaglio innocente, il particolare commovente accanto a quello indecente. E’ clamorosa la sua capacità di veicolare, attraverso le sue inquadrature, delle radiografie del sentire. Del godere. Del desiderare. E’ tutto nelle pieghe di una schiena, in un tatuaggio, in una vagina depilata che è di bambina ma anche di modella scafata e audace che la mostra, che si mostra, e che pare dire “dov’è lo scandalo? Cercatelo altrove”
Le foto di Rubbi a volte sono hard ma malinconiche, meste. Il dramma del suo bianco e nero perfetto diventa il dramma di chi guarda e si riconosce, non c’è distanza ma c’è quello che solo la vera arte riesce a trasmettere: l’universalità.
Si ritrovano frammenti della propria vita, del proprio corpo, del proprio sentire, del proprio vedere.
Questa, la grande capacità dell’artista Rubbi. La sua venerazione, un gradino fondante di qualsiasi discorso sulla carnalità e sull’erotismo nel contemporaneo.




http://www.blurb.com/bookstore/detail/1500454

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